Campi di concentramento nazisti in Norvegia

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Campo di concentramento di Ljanskollen nel 1945.

Durante l'invasione tedesca della Norvegia avvenuta nella seconda guerra mondiale, le autorità civili occupanti, sotto il regime di Vidkun Quisling e della Wehrmacht hanno operato in diversi campi nel territorio norvegese, di cui circa 110 usati come lager.[1]

I campi norvegesi erano in gran parte campi di prigionia, ed erano sparsi in tutto il paese. Alcuni di questi avevano tassi di mortalità estremamente elevati, a causa delle condizioni disumane e di brutalità alle quali erano sottoposti i prigionieri. Sia i campi sia le carceri, oltre a diverse prigioni improvvisate furono usate dai nazisti per internare i prigionieri. In particolare i quartieri generali della Sicherheitspolizei e della Sicherheitsdienst con sede nella Victoria Terrasse, un grande complesso a Oslo, divennero sinonimi di torture e abusi. Anche negli edifici Arkivet (Kristiansand) e Bandeklosteret (Trondheim) si compivano simili crimini.

I campi di concentramento designati non erano classificati come "KZ-Lager", bensì come "Häftingslager" ed erano controllati dalla polizia di sicurezza nazista (SIPO), dalle SS e dalla Gestapo. Le autorità naziste deportarono oltre 700 ebrei provenienti dalla Norvegia ad Auschwitz, oltre 500 Nacht und Nebel nel campo di concentramento di Natzweiler-Struthof e altre migliaia a Sachsenhausen, Ravensbrück e in altre prigioni e in altri campi della Germania. La maggior parte di queste persone erano state nei lager norvegesi durante le operazioni di transito.

Nonostante abusi, torture e omicidi fossero all'ordine del giorno, nessun lager fu designato o funzionò come campo di sterminio, senza mai raggiungere il numero di morti che si registravano nei campi di Germania, Polonia e Austria. Si stima che tra le 30 e le 40.000 persone passarono attraverso questo sistema di transito, per un totale di circa 60.000 prigionieri.

I campi servirono per fini diversi:

  1. Internamento dei prigionieri politici, in particolare socialisti e comunisti, ma anche dissidenti religiosi.
  2. Internamento dei prigionieri di guerra, in particolari russi e soldati jugoslavi.
  3. Internamento dei cosiddetti "ostaggi bomba" - dei norvegesi che si sarebbero fatti saltare in aria nel caso in cui la resistenza norvegese avesse bombardato degli obbiettivi nazisti.
  4. Transito e internamento di diversi prigionieri diretti ai campi di Germania e Polonia, tra i quali ebrei, prigionieri politici e altri.

Le autorità nazista distrussero la maggior parte dei registri relativi ai campi e alle prigioni che usarono durante l'occupazione. Alcuni erano distinti tra i campi e prigioni gestiti da nazisti norvegesi e quelli gestiti dai nazisti tedeschi, anche se i crimini commessi durante l'occupazione avevano avuto luogo sotto il comando di un'unica autorità.

Tra le prigioni e i campi norvegesi usati dai nazisti, spicca il campo Grini, il più grande del paese. Nella contea di Finnmark, il campo di prigionia di Karasjok ospitò circa 400 prigionieri.[2]

Note

  1. ^ (NO) Sergej ble «skutt under flukt» i Finnmark, su nrk.no.
  2. ^ (NO) Følelsesladet møte med Karasjok, su nrk.no.

Bibliografia

  • (EN) The United States Holocaust Memorial Museum, ENCYCLOPEDIA OF CAMPS AND GHETTOS, 1933–1945, a cura di Geoffrey P. Megargee, Joseph R. White, Mel Hecker, III, Bloomington, Indianapolis, Indiana University Press, 2018, pp. 559-567, ISBN 978-0-253-35328-3.

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Collegamenti esterni

  • Devil's island - Here they came to die. The island, Mellom-Bolæren, off the coast of Vestfold, has a sinister past as the only deathcamp (in Norway) for Russian prisoners during World War II., su side3.no. URL consultato il 30 ottobre 2019 (archiviato dall'url originale il 16 aprile 2018).
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